
Supercoppa Italia-Estonia, l’inizio dell’era Gattuso
di Chiara D’Incà
Il 5 settembre 2025, alle 20:45, il Gewiss Stadium di Bergamo sarà il palcoscenico del debutto ufficiale di Gennaro Gattuso come commissario tecnico della Nazionale italiana. Una partita che, a prima vista, può sembrare ordinaria – contro l’Estonia, quarta nel girone e priva di tradizione calcistica importante – ma che invece ha il sapore di una tappa decisiva nel percorso di qualificazione ai Mondiali 2026. L’Italia si presenta al match con soli tre punti in due partite e la necessità di costruire una rimonta che appare già in salita, complice lo strapotere mostrato finora dalla Norvegia di Haaland, leader del girone a punteggio pieno.
Il clima a Coverciano, nei giorni che hanno preceduto l’incontro, è stato quello di un nuovo inizio. Il Rino nazionale (ora, effettivamente, pure CT della Nazionale) ha convocato ventotto giocatori, un segnale di apertura al rinnovamento generazionale e di volontà di sperimentare. Tra le novità figurano Giovanni Leoni del Liverpool, Giovanni Fabbian del Bologna e Francesco Pio Esposito dell’Inter, giovani mine che sono pronte ad esplodere con la maglietta azzurra. Ma ci sono anche ritorni significativi, come il bel double Gianluca (Mancini e Scamacca): giocatori chiamati a ritrovare spazio e responsabilità in una Nazionale che ha bisogno tanto di talento quanto di personalità croccanti.
Il tecnico calabrese ha parlato chiaro, vuole una squadra con senso di appartenenza, pronta a sacrificarsi e a non avere paura. Valori che ricordano proprio il Gattuso giocatore: incazzato sempre, senza passione mai. Rino non vuole un gruppo schiacciato dal peso delle difficoltà recenti, ma un collettivo che faccia della compattezza e della determinazione la propria cifra. Il modulo resta il 4-3-3, con Donnarumma in porta e una difesa guidata da Bastoni e Di Lorenzo, affiancati da Mancini e Dimarco. A centrocampo il cuore pulsante sarà Barella, accompagnato dall’energia di Frattesi e dalla regia di Tonali. Davanti, Scamacca sarà il riferimento centrale, con Zaccagni e Orsolini a completare un tridente che mischia tecnica e verticalità.
Sul fronte opposto, l’Estonia non ha molte armi, ma proverà a fare della resistenza la sua forza. L’allenatore Häberli dovrebbe proporre un 5-4-1 compatto, affidandosi all’esperienza di Vassiljev in mezzo al campo e alla capacità di Sappinen di trasformare in oro ogni pallone giocabile in contropiede. I baltici hanno conquistato appena tre punti in quattro gare – ma dobbiamo essere sinceri, pure l’Italia non è messa bene lato punti – ma sanno che mettere in difficoltà gli Azzurri, soprattutto in trasferta, significherebbe dare un segnale forte a tutto il girone.
Quando si parla di Italia ed Estonia, i numeri sorridono senza esitazioni agli Azzurri: cinque precedenti, cinque vittorie, l’ultimo confronto nel 2020 chiuso con un secco 4-0. Ma il calcio raramente si riduce a statistiche. L’Estonia arriva a Bergamo con la determinazione di chi vuole dimostrare di poter complicare la vita anche a chi, sulla carta, sembra avere tutte le carte in mano. Non sarà una passeggiata per gli Azzurri: ogni duello a centrocampo, ogni ripartenza può trasformarsi in un piccolo spartiacque, e gli uomini di Häberli hanno voglia di vendere cara la pelle, facendo sudare fino all’ultimo minuto chiunque provi a prendere il controllo del gioco.
La cornice di Bergamo promette di essere speciale. Lo stadio sarà esaurito, con oltre 18.000 spettatori pronti a spingere la Nazionale, in una città che negli ultimi anni è diventata uno dei simboli del calcio italiano moderno. È un ritorno atteso, visto che l’Italia mancava da qui dal 2020, quando pareggiò contro l’Olanda. Stavolta però c’è un’urgenza diversa: non solo onorare l’appuntamento, ma trasformarlo in un trampolino verso la qualificazione.
Il cammino resta complesso: dopo l’Estonia, l’Italia affronterà Israele e poi il doppio scontro di ritorno contro Moldavia e Norvegia. Sono partite che decideranno non solo la posizione in classifica, ma anche l’autostima di una squadra che deve scrollarsi di dosso il peso di anni difficili, dalla mancata qualificazione a Russia 2018 fino all’eliminazione precoce a Euro 2024.
Italia-Estonia non è quindi soltanto una partita di qualificazione. È la prima pagina di una nuova storia, quella che Gattuso vuole scrivere riportando al centro idee semplici ma fondamentali: identità, coraggio, spirito collettivo. L’avversario, sulla carta inferiore, servirà a misurare la capacità degli Azzurri di trasformare il gioco in risultato e di riaccendere l’entusiasmo di un Paese che sogna di rivivere i brividi della Nazionale al Mondiale.
I nuovi volti dell’Italia: una generazione che avanza
In questa partita, più ancora del risultato, saranno osservati speciali i giovani appena entrati nel giro azzurro. Giovanni Leoni, classe 2006, è reduce dal passaggio al Liverpool ed è considerato uno dei difensori più promettenti della sua generazione. Ha fisicità, senso dell’anticipo e una maturità sorprendente per la sua età: per lui questo debutto in Nazionale rappresenta un primo banco di prova verso una carriera che potrebbe diventare internazionale molto presto.
Giovanni Fabbian, centrocampista del Bologna, porta invece in dote visione di gioco e capacità di inserirsi: caratteristiche che lo rendono un prospetto prezioso per il futuro del centrocampo azzurro. La sua crescita sotto la guida di Thiago Motta prima e ora nella squadra rossoblù lo ha reso un giocatore sempre più completo e capace di muoversi tra le linee con intelligenza.
Infine c’è Francesco Pio Esposito, tra i più giovani della nidiata. Attaccante dell’Inter, fratello di Sebastiano, si sta facendo largo con personalità tra i professionisti. Potrebbe non essere protagonista immediato, ma la sua convocazione ha un valore simbolico: Gattuso vuole far capire che la Nazionale è un cantiere aperto, pronto ad accogliere chi ha fame e talento (ma soprattutto chi si prenderebbe il pallone a morsi).
Questi tre nomi, al di là della partita contro l’Estonia, sono il segno di un ricambio generazionale che non può più aspettare. Portano con sé entusiasmo, leggerezza e la voglia di sorprendere. Insieme a veterani come Barella, Donnarumma o Di Lorenzo, rappresentano l’equilibrio tra presente e futuro.