OKBoomer informaDIGESTIONE CULTURALE, CRONACHE DI UNA SATURAZIONE

DIGESTIONE CULTURALE, CRONACHE DI UNA SATURAZIONE

Viviamo sommersi da un diluvio incessante di contenuti culturali. Ogni mattina ci svegliamo e troviamo decine di nuovi libri sugli scaffali delle librerie, nuove serie TV che debuttano sulle piattaforme di streaming e al cinema, album musicali che sgomitano per conquistare la nostra attenzione già frammentata.

Il mondo della cultura è diventato una catena di montaggio impazzita, che produce senza sosta e senza chiedersi se c’è davvero qualcuno dall’altra parte in grado di assorbire questa valanga di stimoli. Gli artisti sono intrappolati in questo vortice produttivo. Il mercato li spinge a pubblicare con ritmi sempre più serrati, a mantenersi sempre presenti e rilevanti.
Un romanzo di due mesi fa è già considerato vecchio, un album dell’anno scorso è praticamente archeologia. Questa pressione alla produzione continua ha definitivamente eroso il tempo necessario per la riflessione, per la maturazione delle idee, per quel processo lento e inefficiente che è la creazione artistica.

E noi, dall’altra parte, ci troviamo paralizzati dall’abbondanza. Accumuliamo liste infinite di libri da leggere, serie da vedere, musica da ascoltare. Ci portiamo addosso un senso di colpa culturale cronico, come se fossimo sempre in debito nei confronti di qualche opera che non abbiamo ancora consumato. Gli artisti sono costretti a produrre prima di essere davvero pronti, e noi consumiamo senza davvero assaporare. La cultura è la vittima prediletta della logica del consumo compulsivo, della necessità di generare costantemente novità per alimentare un mercato globale insaziabile.

Non si tratta di opporsi alla corrente né di lasciarsi trasportare passivamente: si tratta di imparare a vivere tra i detriti di questo naufragio. Di accettare che scaviamo tra infinite stratificazioni di contenuti alla ricerca di qualcosa che forse non esiste più: il tempo lungo della creazione, il respiro profondo dell’arte, la sedimentazione lenta del significato.
Forse è questo il nostro destino: abitare le macerie di un’idea di cultura che non tornerà, e trovare in queste rovine una qualche bellezza.

Redazione

19 dicembre 2024 - © riproduzione riservata

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