
All’European Pasta & Pizza Show
All’European Pasta & Pizza Show, punto di riferimento per l’industria alimentare europea, si celebra l’eccellenza delle tradizioni culinarie italiane e la continua evoluzione dei prodotti che ne incarnano lo spirito. In questa cornice internazionale, che unisce produttori, chef e distributori da tutto il mondo, emergono aziende italiane che innovano nel rispetto della qualità e della sostenibilità. Tra queste, Industrie Montali si distingue come una realtà storica e familiare, fondata nel 1910 a Montecchio, in provincia di Reggio Emilia, e specializzata nella produzione di salse e conserve di pomodoro. Con un forte orientamento all’export, che copre l’80% della produzione destinata principalmente a mercati come l’Inghilterra e gli Stati Uniti, l’azienda si impegna a garantire l’uso di pomodori italiani e packaging sostenibili, rispecchiando il connubio tra tradizione e innovazione che caratterizza il Made in Italy.
Qual è l’importanza dell’European Pizza & Pasta Show per Industrie Montali, e quali obiettivi vi siete prefissati partecipando a questo evento?
L’European Pizza & Pasta Show rappresenta un’occasione fondamentale per Industrie Montali di rafforzare la propria presenza nel mercato internazionale e di entrare in contatto diretto con i principali operatori del settore della ristorazione e della pizzeria. Questo evento ci consente di presentare la qualità dei nostri prodotti a base di pomodoro e delle nostre linee innovative, creando opportunità di networking e collaborazione con nuovi partner commerciali. Tra i nostri obiettivi principali vi è quello di consolidare la nostra presenza nei mercati esteri, soprattutto in quelli in cui siamo già ben radicati, e di far conoscere la nostra offerta sostenibile e adatta alle nuove esigenze del settore.
La vostra azienda ha una lunga tradizione nella produzione di prodotti a base di pomodoro. Come intendete far conoscere e apprezzare questa tradizione ai visitatori dell’EPS, considerando la varietà di espositori presenti?
Industrie Montali è sinonimo di qualità e passione per il pomodoro da oltre 100 anni, e questa tradizione è il cuore della nostra identità. All’EPS, punteremo a valorizzare la nostra lunga esperienza attraverso la presentazione di un’ampia gamma di prodotti, dalla passata alle salse gourmet, che riflettono il nostro impegno per l’eccellenza. Con una gamma che include passate, sughi, salse gourmet e altri prodotti derivati dal pomodoro, siamo pronti a mostrare ai visitatori come la nostra tradizione si fonde con l’innovazione. In un contesto ricco di espositori, il nostro obiettivo è differenziarci per la qualità superiore e l’autenticità del nostro prodotto, unendo il passato con le esigenze moderne del settore. Siamo convinti che la qualità del nostro prodotto, unita a un forte impegno verso la sostenibilità, sia un valore che riuscirà a distinguersi anche in un evento ricco di espositori.
Industrie Montali esporta principalmente in mercati come Inghilterra e Stati Uniti, che rappresentano l’80% della vostra produzione. Quanto è importante per voi consolidare ulteriormente la vostra presenza nel mercato britannico attraverso eventi come questo?
Il mercato britannico è strategico per noi, e consolidare la nostra presenza è fondamentale per continuare a crescere. La partecipazione all’EPS ci offre l’opportunità di consolidare i rapporti con i nostri partner esistenti e di attrarre nuovi clienti e distributori nel Regno Unito. La qualità dei nostri prodotti a base di pomodoro e la nostra capacità di rispondere alle specifiche esigenze del mercato anglosassone, in particolare nel settore della ristorazione e delle pizzerie, sono aspetti su cui puntiamo fortemente. Inoltre, l’evento ci permette di monitorare le tendenze e le innovazioni del settore, affinando così la nostra offerta per soddisfare le richieste di un mercato in continua evoluzione.
Sappiamo che avete una linea di prodotti Bio Vegan. Come verrà valorizzata questa offerta sostenibile all’EPS, specialmente nelle aree tematiche legate ai prodotti innovativi per ristoranti e pizzerie?
La linea Bio Vegan di Industrie Montali rappresenta una delle nostre risposte alle nuove esigenze dei consumatori, sempre più attenti a scelte alimentari più sane e sostenibili. All’EPS, puntiamo a valorizzare questa offerta come un’alternativa naturale, priva di ingredienti di origine animale, ma comunque ricca di sapore e qualità. I nostri prodotti Bio Vegan, che spaziano dalle salse alle passate di pomodoro, sono pensati per i ristoratori e le pizzerie che desiderano soddisfare una clientela sempre più orientata verso scelte alimentari più sostenibili. Presentarli in un contesto dedicato all’innovazione, dove le tendenze del settore si confrontano, ci permette di entrare in contatto con chi cerca soluzioni gastronomiche moderne senza compromessi sul gusto. L’impegno verso la sostenibilità si riflette anche nelle scelte di packaging.
Avete in programma di presentare all’EPS qualche novità legata all’eco-sostenibilità o al packaging innovativo per il settore della ristorazione?
La sostenibilità è una priorità per Industrie Montali, anche nella scelta del packaging. Anche se non presenteremo novità specifiche in termini di packaging all’EPS, ci teniamo a sottolineare che i nostri packaging sono realizzati con materiale misto a prevalenza plastica, pensato per essere facilmente riciclabile. L’uso di materiali riciclabili ci consente di ridurre l’impatto ambientale, rispettando le normative in materia di sostenibilità e rispondendo alle esigenze del settore ristorativo, sempre più sensibile alle problematiche ecologiche. Il nostro impegno verso un packaging responsabile è un passo importante per ridurre l’uso di plastica e migliorare la gestione dei rifiuti, senza compromettere la freschezza e la qualità dei prodotti.
Mentre molti insegnanti esprimono preoccupazione per l’uso dell’intelligenza artificiale da parte degli studenti, temendo che possa essere impiegata per “copiare i compiti”, i giovani la stanno già sfruttando come una risorsa educativa, didattica e relazionale. Ciò segnala un cambiamento significativo nel modo in cui le nuove generazioni accedono al sapere e si formano. Questi dati sottolineano la necessità di un potenziamento dei percorsi educativi digitali affinché la scuola possa rispondere alle sfide del futuro.
“La cittadinanza digitale – fa sapere Davide Dal Maso, presidente del Movimento Etico Digitale, inserito da Forbes tra i cinque under 30 italiani più influenti nel settore Education e membro della Digital Skills and Job Coalition della Commissione Europea – è un tema cardine del futuro della nostra società che riguarda anche il rapporto tra noi e le tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale. La cittadinanza digitale possiamo definirla come l’unione tra l’educazione civica e l’educazione digitale, quindi da un lato la formazione ai propri diritti e doveri come cittadini e, dall’altro, la consapevolezza che le azioni che si effettuano on-line e off-line hanno un impatto nel presente e nel futuro, per sé stessi e per gli altri”.
I dati della ricerca evidenziano anche altro: non solo l’88% dei giovani si affida sempre più ad Internet per reperire informazioni ed apprendere contenuti didattici e il 73% considera l’IA una risorsa didattica ed educativa, ma sono anche diminuiti i loro timori sui rischi nell’uso dell’intelligenza artificiale. La preoccupazione per un uso sbagliato dell’IA cala di ben 15 punti in percentuale come anche, in minor percentuale, la preoccupazione per la sicurezza dei dati personali. E’ ipotizzabile che una confidenza maggiore nell’uso dell’IA possa aver abbassato la percezione dei rischi correlati ad essa e dato spazio ad una maggiore fiducia nei suoi utilizzi, ma è altresì vero che questi dati possono anche rappresentare una mancanza di consapevolezza dei potenziali pericoli. Ecco che, di fronte ad un panorama in cui cresce l’uso delle nuove tecnologie e diminuisce la percezione dei rischi, diventa urgente intervenire nel campo dell’educazione digitale: è necessario investire in competenze tecnologiche non solo per preparare i giovani al mercato del lavoro, ma anche perchè diventino cittadini digitali, consapevoli e preparati a destreggiarsi in un mondo sempre più digitalizzato.
“Gli studenti riconoscono il potenziale dell’intelligenza artificiale e, al contempo, la percezione dei rischi che ne possono derivare da un suo utilizzo comincia a diminuire – afferma Davide Dal Maso – Questo è un segnale chiaro per le istituzioni educative e i policy maker: è necessario fornire ai giovani una formazione più approfondita e mirata sulle tecnologie emergenti. La consapevolezza delle potenzialità dell’intelligenza artificiale può infatti aprire nuove opportunità di innovazione e sviluppo, ma solo se accompagnata da una conoscenza critica e responsabile. In un momento in cui il digitale pervade ogni aspetto della nostra vita, investire nella formazione alle competenze digitali e alla cittadinanza digitale non è solo una scelta strategica, ma una necessità imperativa per garantire un futuro prospero e inclusivo. Le scuole italiane hanno il compito e la responsabilità di guidare questa trasformazione, formando cittadini digitali preparati e consapevoli”.
L’INDAGINE DELL’OSSERVATORIO SCIENTIFICO DEL MOVIMENTO ETICO DIGITALE
Uso improprio e privacy: Intelligenza Artificiale nel mirino
I dati mostrano che il 36,9% degli studenti è preoccupato per la sicurezza dei propri dati personali e il 35,8% teme un uso improprio dell’IA. Queste percentuali sono inferiori rispetto ai dati raccolti nell’anno precedente dove, in particolare la preoccupazione di un uso improprio dell’IA, era addirittura del 51,5%! Ciò ci suggerisce che è in atto una diminuzione della percezione del rischio associato all’intelligenza artificiale.
“Questo potrebbe significare che molti giovani vedono il web e le tecnologie emergenti come un luogo sicuro e pieno di opportunità o, semplicemente, che si siano abituati a convivere con questi strumenti senza avvertire forti preoccupazioni. Dall’altro lato, però, questi dati sollevano una questione cruciale: la mancanza di consapevolezza. Il fatto che solo una minoranza degli studenti percepisca rischi legati alla sicurezza dei dati e all’uso improprio dell’IA può indicare che non sono completamente informati sui potenziali pericoli – afferma Gregorio Ceccone, pedagogista del digitale e referente per l’Osservatorio Scientifico del Movimento – “I rilievi emersi suggeriscono, pertanto, l’urgenza di sviluppare politiche e programmi educativi che accrescono la consapevolezza dei rischi associati all’IA e al trattamento dei dati personali, senza però demonizzare la tecnologia, ma piuttosto insegnando un uso critico e responsabile. Un approccio educativo bilanciato permetterà di garantire che i giovani siano non solo utenti consapevoli, ma anche cittadini digitali critici e preparati ad affrontare le sfide future in modo informato. Solo l’integrazione dell’etica dell’IA e della sicurezza dei dati nei curriculum scolastici e la formulazione di politiche pubbliche informate sono passi essenziali per garantire che l’evoluzione dell’IA sia gestita in modo responsabile e vantaggioso per tutti, specialmente per la generazione futura che ne sarà la più influenzata”.
L’Intelligenza Artificiale e Scuola
Il 73% degli studenti delle scuole superiori ritiene che l’IA possa migliorare l’istruzione, mentre il 27% non condivide questa opinione.
Questo dato evidenzia una notevole apertura dei giovani verso l’integrazione dell’IA nel contesto educativo, con la maggioranza degli studenti intervistati che ne riconosce i potenziali vantaggi per migliorare l’apprendimento e arricchire l’esperienza didattica. I dati raccolti suggeriscono che c’è un terreno fertile per promuovere l’uso dell’intelligenza artificiale nell’istruzione, con una base di studenti pronti ad abbracciare l’innovazione tecnologica come mezzo per migliorare il loro percorso di apprendimento.
“Tale fiducia può rappresentare un’opportunità significativa per le scuole italiane di innovare i metodi di insegnamento e migliorare la qualità dell’istruzione” – dichiara Gregorio Ceccone- “L’adozione dell’IA in ambito educativo può infatti offrire strumenti avanzati per la personalizzazione dell’apprendimento, facilitare l’accesso a risorse educative di alta qualità e supportare gli insegnanti nel monitoraggio e nella valutazione del progresso degli studenti. Investire nella formazione sulle competenze digitali e nell’implementazione di tecnologie IA nelle scuole non è solo una scelta strategica, ma una necessità per preparare i giovani alle sfide future”.
ChatGPT è la nuova fonte di informazione degli studenti?
Il dato mostra che l’88,5% degli studenti si affida a Internet per ottenere risposte alle loro domande, il 65,3% si rivolge ai genitori, mentre il 47,1% agli amici e il 35,7% all’intelligenza artificiale. Le fonti reperite dai libri e dagli educatori stanno assumendo un ruolo molto più marginale, rispettivamente lo 0,4% e il 6,2%.
L’enorme prevalenza di Internet come principale strumento di ricerca e fonte di informazione sottolinea l’importanza di una formazione digitale critica e consapevole sull’uso delle risorse on-line. In un’era in cui la maggior parte delle informazioni proviene dalla rete, è essenziale investire nella formazione delle competenze digitali per aiutare gli studenti a navigare in modo efficace e sicuro tra le enormi quantità di dati disponibili.
La crescente tendenza a utilizzare l’intelligenza artificiale come fonte di risposte, con il 35,7% degli studenti che si affida a strumenti come ChatGPT, Gemini, Claude, dimostra l’influenza sempre maggiore di queste tecnologie avanzate. Tuttavia, questo uso porta con sé alcuni rischi, come la possibilità di imbattersi in informazioni errate o inventate date dalle varie “intelligenze artificiali”. Queste “allucinazioni” possono far sembrare corrette risposte che in realtà non lo sono. Per garantire che gli studenti utilizzino queste tecnologie in modo sicuro e produttivo, è fondamentale che nelle scuole si insegni a valutare criticamente le informazioni e a verificare sempre la loro attendibilità.
“In particolare, è cruciale che gli studenti imparino a riconoscere e verificare le fonti delle informazioni che trovano online. La consapevolezza delle fake news e dei deepfake, che possono distorcere la realtà e diffondere disinformazione, è essenziale per garantire che le informazioni utilizzate siano accurate e affidabili. Gli educatori devono insegnare agli studenti come cercare informazioni, valutare la credibilità delle fonti e verificare i fatti attraverso più canali” -afferma Gregorio Ceccone- “il sistema educativo italiano deve adattarsi a queste nuove dinamiche, puntando su una formazione che non solo introduca gli studenti alle tecnologie emergenti, ma che li prepari anche a utilizzarle in modo consapevole e informato. La capacità di cercare, valutare e verificare le informazioni è una competenza fondamentale nell’era digitale, necessaria per contrastare la disinformazione e promuovere un utilizzo sicuro e critico delle risorse online”.
Valutazione dell’educazione digitale a scuola
Solo il 3% degli studenti ritiene “molto buona” l’educazione ricevuta dalla propria scuola sulle competenze digitali, il 12% la giudica “buona”, il 30% la valuta “sufficiente”, mentre il 32% la considera “insufficiente” e il 23% “molto insufficiente”.
Questi dati mettono in luce una significativa insoddisfazione tra gli studenti rispetto alla preparazione digitale offerta nelle scuole. Mentre il mondo continua a digitalizzarsi rapidamente, le scuole sembrano non riuscire a tenere il passo nel fornire una formazione adeguata e moderna in questo ambito cruciale. Questo è particolarmente allarmante se consideriamo che le competenze digitali non sono solo fondamentali per il futuro lavorativo degli studenti, ma anche per la loro capacità di navigare in modo sicuro e consapevole nel mondo digitale, riconoscendo e affrontando rischi come le fake news, i deepfake e l’uso improprio dell’intelligenza artificiale.
La valutazione negativa di una parte consistente degli studenti evidenzia la necessità urgente di riformare e potenziare i programmi educativi digitali nelle scuole italiane. “È fondamentale che le istituzioni scolastiche assieme ai decisori politici prendano atto di queste lacune e intervengano prontamente per migliorare la qualità dell’istruzione digitale, affinché tutti gli studenti possano acquisire le competenze necessarie per affrontare le sfide del futuro” – spiega Dal Maso – “Oltre agli studenti, il tema della mancanza di skills e di consapevolezza sul digitale spesso coinvolge anche gli insegnanti stessi, che vanno educati e dotati di strumenti necessari a colmare il divario esistente”.
I giovani tra social e incontri faccia a faccia: un’istantanea della comunicazione nell’era digitale
I dati raccolti rispetto a questo input aprono una finestra sul cuore pulsante della comunicazione giovanile: circa metà del campione (49,3%) preferisce interagire faccia a faccia, trovando valore nell’immediatezza e nella connessione personale, un’altra porzione significativa (45%) opta per i social media, apprezzando la facilità e l’ampio raggio di connessioni che la tecnologia offre. Questo mostra come la vita digitale e quella reale siano entrambe centrali nelle interazioni quotidiane dei ragazzi.
Interessante è anche osservare le minoranze: il 3% dei giovani che non mostra interesse nella comunicazione con gli altri potrebbe riflettere una varietà di motivazioni, da una possibile sensazione di sovraccarico informativo a un bisogno di privacy o di introspezione. Il 2,7% che comunica sia attraverso i social media che di persona evidenzia un ulteriore aspetto della nostra era digitale, dove alcune persone possono sentirsi a loro agio in entrambi i contesti.
Questi dati aprono uno spaccato sulle complesse dinamiche sociali dei giovani oggi, dove le scelte comunicative possono essere influenzate da una gamma di fattori, dall’accessibilità tecnologica alle preferenze personali, evidenziando la ricchezza e la diversità di approcci all’interazione umana nell’era digitale. “Questo suggerisce che, nonostante la vita digitale, le relazioni interpersonali rimangono fondamentali. Educatori, docenti e genitori dovrebbero incoraggiare un sano equilibrio tra interazioni online e offline, garantendo che la dimensione umana non venga trascurata nell’era digitale” – spiega il pedagogista Gregorio Ceccone.
…e se istituissimo la Giornata Europea della Cittadinanza Digitale?
Il 79,3% degli studenti vorrebbe una Giornata Europea per discutere con i coetanei di tutta Europa delle sfide e delle opportunità del mondo digitale, mentre il 30,7% non è interessato.
Questo forte sostegno per una Giornata Europea della Cittadinanza Digitale dimostra che i giovani desiderano un confronto aperto e internazionale su tematiche digitali. La proposta di una Giornata Europea dedicata al dialogo digitale tra giovani evidenzia l’importanza di creare spazi di discussione transnazionale che permettano di esplorare e condividere esperienze diverse, ampliando la comprensione delle diverse realtà digitali e delle sfide comuni.
Un evento di questo tipo non solo rafforzerebbe la consapevolezza dei giovani sulle potenzialità e i rischi del mondo digitale, ma favorirebbe anche lo sviluppo di una cittadinanza digitale più matura e informata, oltre a stimolare collaborazioni e progetti comuni tra giovani di differenti paesi europei.
In conclusione, “l’ampio sostegno per una Giornata Europea dedicata al mondo digitale suggerisce una significativa opportunità per le istituzioni educative e per i decisori politici di promuovere iniziative che valorizzino il dialogo e l’apprendimento collaborativo tra i giovani europei, enfatizzando l’importanza di una formazione digitale inclusiva e accessibile” – spiega Davide Dal Maso che, oltre ad essere il fondatore della no-profit, è membro della Digital Skills and Jobs Coalition della Commissione Europea.
Identità digitale e lavoro: oltre il 67% degli studenti riflette sulle implicazioni dei post online per la carriera
Il 67,4% degli studenti ha considerato che le informazioni che postano online potrebbero essere consultate da un futuro datore di lavoro.
L’incremento della percentuale di studenti che riflette su queste implicazioni dimostra un crescente riconoscimento dell’importanza della propria identità digitale e delle sue potenziali conseguenze nel mondo professionale.
Questa maggiore consapevolezza è un passo fondamentale verso la preparazione dei giovani per il mercato del lavoro moderno, dove la reputazione online può influenzare significativamente le opportunità di carriera. Tuttavia, il fatto che ancora un terzo degli studenti non abbia riflettuto su questo aspetto indica che c’è ancora spazio per migliorare.
“È essenziale continuare a rafforzare l’educazione digitale nelle scuole, assicurando che tutti gli studenti siano ben equipaggiati per gestire in modo responsabile e strategico la propria identità online – afferma Ceccone- il graduale aumento della consapevolezza tra gli studenti è un segnale positivo, ma sottolinea anche la necessità di proseguire su questa strada, integrando sempre di più l’educazione alla cittadinanza digitale nei programmi scolastici. Questo permetterà ai giovani di affrontare il futuro con una maggiore sicurezza e preparazione, sia online che offline”
Riflessione conclusiva
“I dati raccolti ci raccontano di una crescente apertura verso l’uso dell’intelligenza artificiale nell’istruzione, insieme a un forte desiderio di imparare di più sulle competenze digitali e sulla cittadinanza digitale. Questo è il momento giusto per cogliere questa opportunità e trasformare il nostro modo di educare! Sì, ci sono preoccupazioni legittime: la sicurezza dei dati, l’uso improprio dell’IA, e una percezione insoddisfacente dell’educazione digitale attuale. Ma è proprio di fronte a queste sfide che dobbiamo reagire con coraggio e visione. Investire in programmi educativi mirati non è solo importante, è essenziale. Solo così possiamo preparare le nuove generazioni ad affrontare le sfide del futuro, dando loro gli strumenti per diventare i protagonisti del cambiamento.”
Metodologia della survey
Nel corso delle attività del Movimento nel 2024 sono stati raggiunti oltre 20.000 ragazzi sul territorio nazionale tra gli 11 e i 18 anni, di cui 1.937, equamente distribuiti in termini geografici e di età, hanno partecipato correttamente alla survey.
I dati sono – de facto – rappresentativi della popolazione che quasi totalmente possiede un dispositivo mobile e utilizza internet e i social network.